lunedì 15 dicembre 2014

Sta per arrivare la targa nelle bici

Probabilmente ben presto l’anonimato che accompagnava ogni persona conducente di una bicicletta scomparirà poiché si è sviluppata infatti  in questi giorni la proposta lanciata da Maria Rosario Iardino del PD di integrare targhe, punzonature del telaio e microchip per identificare le biciclette e garantire una maggiore sicurezza contro i furti. 

Questa proposta che si rivolge al momento ai consigli regionali potrebbe però essere un arma a doppio taglio, sicuramente non è remota l’ipotesi che dopo aver inserito su ogni bicicletta una  targa si passi ad un automatica tassazione tramite bollo che è quello che avviene per macchine e motorini e che questo quindi a discapito delle apparenze non sia solo un metodo per far arrivare altre spese in tasca ai cittadini in tempo di crisi. 

L’associazione Flab Ciclolobby  si è prontamente detta assolutamente contraria all’imposizione di queste possibili nuove norme lasciando piuttosto spazio alla possibile immissione di una targa e di un numero di telaio a chiunque volesse farne utilizzo e non ad un imposizione generale per tutti. 

 A controbattere a queste ipotesi è Alberto Centinaio del PD secondo il quale l’obiettivo è quello oltre che di “rintracciare” le biciclette eventualmente rubate di poter anche riuscire a multare il ciclista che infrange il codice della strada e che è colpevole di comportamenti incivili, “è urgente avviare come in altri paesi un’educazione stradale che coinvolga massicciamente la popolazione fin dalla più tenera età”. 

Del tutto contrario a questa possibile paradossale imposizione è  l’esponente della Lega Nord del consiglio comunale di Milano Luca Lepore che rimane titubante su queste proposte ritenendo che si rischia di aumentare semplicemente i procedimenti burocratici a discapito dei cittadini e che “i furti di certo non sarebbero fermati da delle targhette messe nelle biciclette”, secondo lui la via da seguire è quella della punizione per chi commette questi reati e sopratutto creare nuove stalli per le bici in prossimità dei luoghi pubblici più rilevanti in modo da permettere a tutti i cittadini maggiore comodità nel posteggiare la bicicletta.


Se questa riforma dovesse cominciare ad essere approvata potrebbe portare ad aspetti positivi e ad altri negativi, il rischio è che invece di incentivare l’uso della bicicletta si danneggi chi ne vorrebbe usufruire. 

lunedì 20 ottobre 2014

L'Unità "una bandiera che nessuno può permettersi di ammainare"



Dopo la chiusura dello scorso 31 Luglio il giornale tipicamente di sinistra fondato da Antonio Gramsci sembrava ormai destinato a sparire del tutto. 

Lo è stato effettivamente per un mese intero fino a quando il giornale non ritornò ma solo nella sua versione online auspicando ad una sua prossima riuscita anche nelle edicole. 
Le nuove pubblicazioni online erano state possibili esclusivamente “grazie al lavoro gratuito e volontario di poligrafici e giornalisti che hanno deciso di rompere il silenzio e organizzarsi per rimettere in piedi il nostro sito” furono queste le parole del direttore Luca Landò. 

Oggi direttamente dal governo arriva un nuovo auspicio alla riapertura del giornale in tutte le sue forme, l’appello è quello del vicepresidente dell’assemblea Pd Sandra Zampa che lo ha esposto ai suoi colleghi in apertura dell’assemblea. 

In mattinata alcuni giornalisti in presidio sotto il parlamento hanno distribuito il documento firmato da numerosi esponenti della società civile e del giornalismo per la riapertura del giornale ai membri della direzione del partito. 

Importante ricordare però che proprio i giornalisti dell’Unità preoccupati della situazione sempre più allarmante avevano inviato poco prima della chiusura del quotidiano un messaggio di aiuto al segretario nonché presidente del Consiglio Matteo Renzi che però come ricordano i giornalisti oltre alle belle parole espresse nei confronti del giornale non ha fatto altro. 

Staremo a vedere dunque se veramente grazie all’aiuto della politica si riuscirà a far risorgere dalle ceneri un giornale storico che ha raccontato agli Italiani i momenti più importanti ed anche drammatici del nostro paese. 

Il direttore infatti uso queste parole per scagliarsi contro chi aveva contribuito a questa sorte: 

«è inaccettabile che un giornale come l’Unità venga ridotto al silenzio, soprattutto in un momento politico, economico e sociale come questo. L’Unità non è soltanto un prodotto editoriale ma anche, soprattutto, una bandiera che nessuno può permettersi di ammainare e ripiegare».

D.M

Se Leonardo Da Vinci avesse avuto un telefonino avrebbe fatto comunque le sue scoperte?

Fate un esercizio, prendete il vostro telefono e chiudetelo a chiave in un cassetto, andate da qualcuno di vostra preferenza e dategli la chiave poi prendete un cronometro ed annotate dopo quanto tempo vi viene voglia di prenderlo o dopo quanto tempo pensate al vostra cellulare. 

Se ad alcuni può sembrare una cosa ridicola a me invece non lo sembra affatto perché scommetto che la maggior parte di voi non resisterà più di cinque minuti, se al contrario resisterete molto più tempo non posso che esserne felice. 

Dopo una settimana che fate questo esperimento guardate i vostri appunti e ponetevi se volete la stessa domanda che si è posto il sottoscritto: “Siamo veramente così dipendenti dal telefonino?” la risposta è si. 

La parola stessa “dipendente” significa subordinato, che dipende e noi nel 2014 siamo veramente subordinati alla tecnologia. Ne siamo drogati ed il primo passo per riuscire a migliorare questa cosa è ammetterlo. 
Prima di tutto è interessante rendersi conto come passiamo il tempo sul telefonino, ovvero cercare di fare una stima approssimata con delle percentuali di quanto tempo dedichiamo ad una determinata cosa, semplificando intendo dire quanto tempo passiamo a scrivere messaggi su WhatsApp, quanto su Facebook, quanto a chiamare, quanto su Instagram e via dicendo. 

Citando testualmente da un sito internet possiamo prendere un buono spunto di riflessione: 

“L’intossicazione cronica deriva dall'uso continuo e prolungato di una determinata sostanza, nel caso delle droghe è quello che si definisce abuso. L'assunzione abituale di una droga fa sì che gli effetti tossici non siano immediatamente evidenti, tuttavia i danni all'organismo ci sono e si sommano progressivamente fino a diventare gravi e, talvolta, generare lesioni irreversibili (non guaribili).”

Ecco diciamo che l’uso continuo e prolungato (del telefono) è spesso presente in ognuno di noi e quindi possiamo tranquillamente parlare di abuso. Noi abusiamo del telefonino e lo facciamo continuamente ed in modo quasi automatico. Come riporta il testo citato infatti “l’uso abituale di una droga fa si che gli effetti tossici non siano immediatamente evidenti” potremmo analogamente dire che anche l’uso frequente del cellulare non causa danni od effetti collaterali immediatamente evidenti. tuttavia, continua il testo, “i danni si sommano fino a diventare gravi e a generale lesioni irreversibili”. 

Dal mio punto di vista l’uso frequente e prolungato del telefono causa così come la droga danni irreversibili. Badate bene, non mi riferisco a danni di tipo fisico, nonostante ci siano numerose prove sulla nocività delle radiazioni dei telefoni, ma sto parlando di danni di tipo comportamentale. 

Il primo cellulare che fece la sua comparsa il 6 marzo 1983 era un Motorola DynaTAC 8000x  e credo che nessuno si sarebbe aspettato che cosa sarebbe diventato un giorno quel “mattone” di 25 cm. 

Così come credo che nemmeno la Apple che istallò i suoi primi due Apple Store in America nel 2001 si sarebbe immaginata che 13 anni dopo le persone avrebbero fatto la fila la notte per comprarsi per primi il nuovo Iphone. 

I danni comportamentali a cui mi riferivo tuttavia non si riferiscono ad aspettare tutta la notte dinanzi ad un apple store per quanto questo possa essere condannabile ma si riferisce al cambiamento che c’è stato nei rapporti tra le persone e con le persone, ai diversi tipi di approcci comportamentali e ai diversi tipi di interlocuzione che si ha con le persone. 



Inoltre se aprite Internet e cercate “dipendenza telefonini” troverete innumerevoli conseguenze negative all’uso del cellulare così come “preferire la comunicazione telefonica all’interazione dal “vivo”, uso compulsivo del mezzo, tendenza ad utilizzare il cellulare come strumento consolatorio (una specie di ansiolitico che permette di rassicurarsi dinnanzi ad eventi percepiti come minacciosi), scarsa tolleranza per le separazioni, scarsa capacità di sopportare la solitudine e l’incertezza”

Se entrate su un pullman, su una metro, su un treno, in una sala d’attesa o in un parco e contate quante persone sono piegate a guardare il loro telefono vi renderete conto che la cosa è preoccupante. 

Sarebbe curioso poter salire su una metro di oggi e poi su una di soli 20 o 30 anni fa e vedere quante persone avevano in mano un giornale, un libro o semplicemente cercavano di scambiare due parole con il compagno di sedile. 

Per non parlare di quanto sia triste vedere delle persone al ristorante che durante l’attesa non sanno far altro che tirare fuori il telefonino e passare insieme a lui il tempo. 

Quante storie, idee, pensieri, dibattiti e via dicendo vengono strozzati sul nascere a causa della chiusura che ognuno di noi ha nella tecnologia?. 
Non è triste pensare che davanti a noi potremmo avere la donna della nostra vita, un futuro buon amico, una persona che ci insegna qualcosa, un paesaggio bellissimo e che siamo troppo impegnati a giocare a Candy Crush per rendersene conto?. 

Riscoprire la bellezza della comunicazione fatta di parole e non di emoction o di abbreviazioni tipiche degli Sms, dire di nuovo ad una ragazza a voce quale sono i suoi gusti o quale sia il suo numero di telefono ed ad un amico chiedere come sta non dietro ad un telefono ma di persona, tutte questi pensieri saranno anche un po antichi o idealistici ma non per questo non possono essere sperimentati. 


Mi diverte pensare a Leonardo Da Vinci con un cellulare che è troppo occupato a stare su Facebook o a condividere un “selfie” su Instagram per dare vita alle sue creazioni. 


La soluzione alla dipendenza dal telefono non è ovviamente quella di vivere senza perché com’è facile immaginare sarebbe un inutile estremismo considerando tutte le possibilità meravigliose che ci offre il poter essere a portata di mano in contatto con il mondo ma sicuramente decidere di limitarne l’uso alla sola vera necessità togliendo tutte le altre sfumature e provare per una volta a starne un pomeriggio senza, magari facendosi una girata per la città potrebbe essere una nuova esperienza a cui difficilmente siete abituati. 


D.M

giovedì 18 settembre 2014

Referendum Scozia, Cosa cambia se vince il sì.

Oramai ci siamo, le votazioni in Scozia sono terminate e finalmente potremmo cominciare a conoscere quale sarà il destino del paese. Oggi infatti circa 4,2 milioni di scozzesi sono andati alle urne per decidere se restare legati al regno unito o se diventare uno stato separato ed ottenere quindi l'indipendenza.

La Scozia infatti dal 1707 è una delle quattro parti del Regno Unito, mantenendo comunque autonomia in campo ecclesiastico e giuridico. Inoltre dal 1999 con la “devolution” è stato istituito un governo e un parlamento competenti su scuola, sanità, ambiente e giustizia.

La formula con la quale è stato creato il referendum limita la possibilità di voto ai soli residenti in Scozia e inoltre per la prima volta potranno votare anche gli scozzesi che hanno compiuto 16 anni.

L'esito ufficiale che potrebbe cambiare le sorti del paese e anche la stabilità dell'Europa potrebbe arrivare già nella mattinata di domani. Se come i sondaggi danno ad indicare vincerà il “Si” la proclamazione ufficiale dell'indipendenza arriverà il 24 Marzo 2015 ovvero 309 anni dopo l'Act of Union che ha unito appunto la Scozia al Regno Unito. Questo lasso di tempo sarà fondamentale all'eventuale stato indipendente per sistemare l'assetto istituzionale ed avviare negoziati economici con Regno Unito ed Europa.

“Spero che la gente pensi molto bene al futuro” erano state queste le poche ma importanti parole pronunciate dalla regina Elisabetta in merito alla possibilità dell'indipendenza scozzese.
La partita comunque si giocherà principalmente sull'aspetto economico. Sarà da vedere infatti quale moneta decideranno di adottare i nazionalisti, l'ipotesi euro non è totalmente da scartare ma richiederebbe trattati lunghi diversi anni.

I nazionalisti quindi punterebbero principalmente ad una sterlina scozzese legata però a tasso fisso a quella Inglese. Al momento però è sotto gli occhi di tutti che le riserve valutarie scozzesi non sono sufficienti ed andrebbero rifinanziate con nuovi proventi, o con tutta probabilità con pesantissime tasse.

Non dimentichiamo inoltre che incasso di “Si” la Scozia sarebbe automaticamente esclusa dall'Unione Europa e dovrebbe, se vuole farne parte, presentare una nuova candidatura. La situazione dunque è tutt'altro che semplice.


L'appuntamento è quindi per domani, giornata in cui potrebbe concretizzarsi un grande cambiamento nella storia del Regno Unito.



martedì 27 maggio 2014

Ecco quali sono i maggiori partiti euroscettici.

Il Front National, Alba Dorata, Il Pvv, l'UKIP e tanti altri fanno parte dei partiti contro l'Europa.



Ormai è una cosa certa, sappiamo che nel parlamento europeo entreranno moltissimi movimenti euroscettici che saranno la terza forza di coalizione a Bruxelles.
Ma quali sono e dove si trovano i partiti con una maggiore forza antieuro? Andiamo ad analizzarli.
Una delle maggiori forze euroscettiche si trova in Francia ed è il Front National guidato da Marine Le Pen che potrebbe conquistare almeno 20 dei 74 seggi riservati alla Francia. Spesso il partito in questione è stato etichettato come Nazista, ma, a differenza di altri partiti che vedremo più avanti, ha cercato sempre di camuffare questo aspetto per cercare di prendere voti anche da chi non ha posizioni così estremiste.
Altro partito "rivelazione" delle Elezioni Europee sarà quasi indubbiamente L'UKIP ovvero lo United kingdom Independence party di Nigel Farage che, secondo i sondaggi, ha addirittura il 30% dei consensi e potrebbe arrivare al primo posto.
In Danimarca il partito del Popolo, il Danks Folkeparti che è assolutamente contrario all'immigrazione, è in testa con il 27% delle intenzioni di voto.
In Austria il Partito della libertà che ha come spauracchio principale quello dell'islamizzazione arriva a raccogliere circa il 20% dei consensi.
Nei paesi Bassi, l'antieuropeista e antislamico partito della libertà, il PVV, guidato da Geert Wilders, ha avuto un leggero calo quando il suo leader arrivò durante un comizio ad incoraggiare le persone presenti al comizio ad urlare slogan contro gli immigrati marocchini, ma tuttavia si è notevolmente ripreso.
In Grecia invece Alba Dorata, nonostante un terzo dei suoi 18 deputati parlamentari sia rinchiuso in carcere con l'accusa di aver fatto parte di un organizzazione criminale e nonostante la palese connotazione nazista che si riscontra a partire dal simbolo del partito, non vede calare i consensi.
In Ungheria la situazione è molto simile poiché il partito Jobik, movimento per un'Ungheria migliore che alle elezioni politiche dello scorso aprile è riuscito ad ottenere il 20% dei voti, si classifica esplicitamente come partito "nazionalista radicale". Ma la sua ideologia arriva ad essere così antisemita, omofoba e razzista che persino partiti come Il Front National e il PVV ne stanno alla larga.
In Italia il Movimento Cinque Stelle guidato dal leader carismaticoBeppe Grillo otterrà quasi sicuramente circa 20 dei 73 seggi europei disponibili. Dal loro punto di vista l'Europa deve tornare ad essere una comunità basata sui principi di solidarietà ed uguaglianza. L'intenzione del movimento è quella di rinegoziare i trattati Europei che stanno "soffocando" l'Italia , a partire dal Fiscal Compact.

domenica 11 maggio 2014

Europa? Mettiamo un po di ordine.

Torniamo ad essere protagonisti in Europa


Ci siamo, le tanto attese elezioni europee stanno per arrivare e giorno dopo giorno cresce l'attesa per scoprire cosa effettivamente andranno a votare gli italiani; dato che solo le urne ci potranno dare un risultato certo a differenza dei sondaggi che per tali vanno presi, non ci resta che aspettare domenica 25 maggio.
Ma spesso intorno a queste elezioni europee ci sono non pochi dubbi, andiamo ad analizzarli.
Intanto in molti non conoscono effettivamente cosa sia l'UE e come darli torto! Spesso nemmeno gli stessi scienziati politici sanno definire con precisione cosa sia; questo a causa della sua forma ibrida che la differenzia sia da uno Stato che da una federazione di stati. 
Possiamo comunque affermare che l'Unione Europea è un tentativo esplicito da parte dei politici europei di pacificare un continente che ha alle spalle una lunga storia di conflitti, possiamo inoltre aggiungere che l'UE è nata come meccanismo per garantire la pace attraverso l'integrazione economica. Magari questo non ci chiarisce al meglio le idee ma comunque ci aiuta a capire come mai l'UE per esempio non ha un suo esercito.
Il secondo dubbio che ruota intorno all'Europa è sicuramente la costatazione che certe azioni finanziarie e di governance vengono prese "dall'alto", mi riferisco in particolare alla BCE (banca centrale europea) e al parlamento europeo, con una certa "lontananza" dal popolo. Ovvero intendo che salvare con trilioni di euro le banche europee (principalmente tedesche e francesi) e nel frattempo imporre l'austerity forzata e dare le colpe della crisi al cosiddetto Welfare State non sono proprio decisioni che a mio avviso i milioni di abitanti europei condividerebbero all'unanimità.
Al terzo posto possiamo sicuramente inserire i circa 16 miliardi che versiamo all'Europa (paghiamo una cifra da primato rispetto agli altri Stati europei); soldi che vengono amministrati e che dopo esser stati utilizzati per esempio nell'aiuto allo sviluppo di paesi più poveri (come la Romania) ci tornano indietro con il piccolo dettaglio che sono solo 10 dei precedenti 16 versati.
Possiamo aggiungere inoltre che rimane un po' incomprensibile come mai in prima istanza la moneta unica non sia obbligatoria, e in secondo luogo perché non è stata applicata una pressione fiscale uguali a tutti gli Stati membri. Questo fatto rimane tra i più difficili da superare ma è anche uno dei fattori scatenanti che ha portato alla crisi attuale a seguito dello spostamento di un numero grandissimo di industrie dallo Stato di appartenenza allo Stato dove si pagano meno tasse (vedi Irlanda) e che ha fatto quindi crollare il gettito fiscale interno di alcuni paesi membri(Italia, Spagna, Portogallo, Grecia).
Il fatto che ancora ci sia poca trasparenza e chiarezza nei meccanismi dell'Europa tra le persone comuni è un dato un po' anomalo visto che i primi passi verso l'Europa iniziarono nel lontano 1951 con la Comunità Europea del Carbone e dell'Acciaio.
Sicuramente la cosa che il nostro paese deve ritrovare in Europa è il suo vecchio ruolo da protagonista (perché non dimentichiamoci mai che siamo uno dei paesi cofondatori dell'UE) e non il ruolo che sembriamo costretti ad avere di semplice zavorra per la comunità europea.

Davide Mandolini